C’è una verità semplice che troppo spesso sfugge all’attenzione dei datori di lavoro, questa verità è che la loro azienda è fatta di persone, e le persone di una azienda sono tra loro in relazione. A questa verità consegue una logica deduzione, ovvero: se in un ambiente di lavoro le persone tra loro sono in relativa armonia, la produttività generale aumenta, viceversa, se non lo sono (o sono addirittura in aperto contrasto) la produttività diminuisce. Facile vero? Ovvio, direte voi… Talmente ovvio che l’Italia è negli ultimi posti nella classifica europea sul benessere organizzativo.
L’81/08 e SMI ha introdotto l’obbligo della valutazione dello stress lavoro correlato, ma aldilà dell’ottemperanza di un obbligo, questa procedura sarebbe potuta essere uno strumento formidabile per adoperare delle modifiche nel modo di vivere le relazioni sul luogo di lavoro, purtroppo però è quasi sempre solo un foglio sul quale, spesso un geometra o un ingegnere (notoriamente esperti di questioni di salute mentale) hanno apposto una firma.
Nella mia attività come psicologo in azienda ho fatto decine e decine di valutazioni di stress lavoro correlato, nessuna fine a se stessa, nessuna che non abbia fornito utili spunti alle aziende che mi hanno commissionato il lavoro. A volte i suggerimenti sono rimasti solo sulla carta (il cambiamento d’altronde spaventa sempre), altre volte hanno guidato una vera e propria “ristrutturazione relazionale” all’interno dell’organizzazione.
Ai datori di lavoro la scelta.